Inquisizioni Musicali II - Boris Porena [1975] - Testi di inessenzialità


mercoledì 22 ottobre 2008

140. Utilizzazione mentale

Il problema del significato. Da sostituirsi con il problema della utilizzazione mentale. Anche nel linguaggio parlato il più delle volte il significato è definito non da un referente identificabile ma da una trama di relazioni associative, oppositive ecc., cioè da una collocazione mentale e dall’apertura dei circuiti passanti per quel punto. Per esempio la frase ‘l’idealismo tedesco trovò uno dei suoi sbocchi politici nella sinistra hegeliana’ non è immediatamente riconducibile a un chiaro insieme di referenti, eppure può essere capita anche da chi non abbia mai letto un testo dell’idealismo tedesco e nulla sappia della sinistra hegeliana: basta che lo soccorra qualche ricordo di scuola o di giornale. L’intreccio dei circuiti mentali intorno alle parole in questione, ancorché insufficiente per una piena comprensione di ciò che esse, cosí collegate, significano, basta tuttavia ad assicurare la sensazione elementare dell’«ho capito» (qualcosa di simile allo Aha-Erlebnis di cui parla Lorenz). Di questo tipo è la comprensione musicale. Molto di qua dall’intelligenza analitica c’è un’immediata capacità di utilizzare mentalmente i dati informativi offerti da un messaggio musicale organizzato in quel certo modo che già conosciamo, un messaggio, cioè, confrontabile con le strutture comunicazionali predisposte nella nostra mente dalla convenzione linguistica o da più generali sistemi semiologici. Il problema successivo è: quali condizioni deve soddisfare un messaggio musicale perché sia immediatamente utilizzabile? Deve far parte di una lingua musicale costituita o vi sono altri, più elementari meccanismi di comprensione? A questo problema riportano e la sperimentazione generalizzata sull’organizzazione del suono (composizione sperimentale) e le odierne ricerche di semiologia e semantica musicale.

Nella produzione musicale degli anni cinquanta e sessanta (ma già in quella dei Viennesi) è evidente l’esasperazione, oppositiva ma anche integrativa, dei momenti teorico-speculativo e pratico-sperimentale. Anche le metodologie analitiche della scuola di Darmstadt riflettono questo stato di cose, nonostante i frequenti richiami alla funzione mediatrice della teoria dell’informazione, semplicisticamente scambiata per una teoria della comprensione o della possibile utilizzazione mentale.

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