Inquisizioni Musicali II - Boris Porena [1975] - Testi di inessenzialità
venerdì 3 ottobre 2008
69. Significato
Il fatto che la musica sia debolmente ancorata al piano dei significati costituisce una sorta di privilegio operativo. Con essa e su di essa si possono esperire nella loro quasi astrazione i meccanismi mentali che presiedono all’organizzazione dei sistemi e dei messaggi semiologici. La condizione di «production de sens antérieure au sens» (Kristeva) vi si realizza con buona approssimazione. L’atto compositivo è infatti produzione di senso (il prodotto di tale atto in genere ha un senso, cioè viene riconosciuto dalla mente sia come struttura finita sia nell’itinerario del suo prodursi), esterna tuttavia a un codice che colleghi le due facce del senso (significante e significato). Ovvero le due facce coincidono e il senso che si comprende (si utilizza mentalmente) coincide con il segno prodotto – e anche in questo caso la metodologia di approccio può giovarsi della riduzione del problema a una sola dimensione. La musica permette insomma un’analisi approfondita del senso, condotta dalla sola parte del significante, gli aspetti connotativi di esso potendosi agevolmente trascurare in prima istanza. Forse è da riconnettere a questo fatto la spesso vantata universalità della musica: poiché l’utilizzazione mentale della musica ha il suo fondamento nell’immediato riconoscimento di strutture, funzioni e trasformazioni segniche in larga misura autosignificanti, non esiste il problema di una loro traduzione regolata dal valore di scambio del significato. Infatti tutti i tentativi di traduzione (trascrizioni di musiche folcloriche o non europee, Bach riscritto da Busoni ecc.) non fanno che darci un prodotto sostitutivo, ma per nulla equivalente all’originale: solo un ascolto improprio, disattento al senso, può cadere nell’equivoco.
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