Inquisizioni Musicali II - Boris Porena [1975] - Testi di inessenzialità


sabato 8 novembre 2008

241. Scuola

Il problema della musica nella scuola −che è problema ovunque, sotto qualsiasi cielo− in Italia si complica a dismisura per una serie di ragioni (storiche, culturali, politiche ecc.) già fin troppo note e discusse perché vi si debba ancora insistere con le sole parole. Il problema è invero da noi cosí radicale che fino a poco tempo fa quasi non si poneva neppure, data la pressoché totale assenza della musica dalla scuola italiana. Tra le molte soluzioni possibili, la cancellazione del problema è indubbiamente la più drastica (e la più ricercata dalla nostra classe dirigente), ma anche la più illusoria, perché la realtà (quella culturale non meno di quella economica) non tollera che la si ignori e, se ciò accade, finisce per irrompere nella coscienza collettiva creandovi a forza lo spazio per i suoi problemi. È quello che sta avvenendo appunto per la musica, oggi da noi in fase di evidente conquista della società −di tutta la società senza esclusione di livelli−, al punto da essere penetrata in più o meno larga misura perfino nei progetti ufficiali di riforma della scuola e dei circuiti di diffusione culturale. È oggi permesso, a chi abbia a cuore le sorti della musica in Italia, un cauto ottimismo, che tuttavia rifiuta l’attesa passiva e stimola alla veglia, perché il favore, forse momentaneo, della situazione non trovi distratti e impreparati proprio coloro che ne costituiscono il naturale tramite verso la società. Voglio dire dei musicisti, ma soprattutto degli insegnanti di musica nelle scuole (che lo siano per qualificazione professionale o per libera iniziativa). La condizione di sottosviluppo della nostra scuola nei confronti della musica, se è ovviamente dannosa sul piano pedagogico-didattico-informativo, ha però lo strano vantaggio di offrire una minore inerzia alla sperimentazione e alla diffusione di metodologie aggiornate. Mentre in paesi di provata tradizione didattico-musicale (Ungheria, Germania, Usa, Unione Sovietica ecc.) la solidità dell’esperienza acquisita è spesso di ostacolo alla penetrazione del nuovo, in Italia il discorso su e con la musica, esso stesso nuovo per la scuola, potrebbe (dovrebbe) nascere come un discorso attuale, carico della problematica di fondo dell’esperienza musicale di oggi e non relegato nel paradiso fittizio di uno ieri senza storia. A questa coscienza dell’oggi −che racchiude in sé anche lo ieri storico, ancora carico della sua attualità ovvero rivissuto come attualità nostra− a questa coscienza le brevi note qui trascritte intendono richiamare gli insegnanti, gli amatori, tutti i potenziali interlocutori del discorso −composito, multipolare, eclettico− che chiamiamo: musica.

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