Molte partiture di oggi si danno come musica visiva (music to read).
Si obietta (Nattiez) che non gli compete la qualifica di musica, perché non ne hanno la natura fisica, non sono cioè fatte di suoni.
Si contro-obietta che anche una partitura ‘tradizionale’, finché non viene eseguita è musica ‘to read’ e, mancando di materialità sonora, non sarebbe musica, secondo Nattiez. Vero è che la partitura può considerarsi come un sistema segnico avente come significato la musica che gli corrisponde. Ma anche a una partitura ‘visiva’ è senz’altro lecito associare, mentalmente o anche materialmente, un insieme di eventi sonori. Solo che, per una partitura tradizionale tale significato è, dal punto di vista della composizione, univoco o per lo meno rappresentato da un campo assai limitato di possibilità (gli infiniti modi di realizzare una partitura sono di pertinenza dell’interpretazione, non della composizione); diversamente per una partitura di tipo visivo, dove i modi di realizzazione (mentali o effettivi) si collocano sul piano compositivo, non interpretativo, e sono talmente numerosi da potersi considerare praticamente infiniti. Infiniti sono quindi i significati corrispondenti all’unico significante, rappresentato dalla partitura. Il che equivale a nessun significato. Con ciò non si vuole affermare che una partitura visiva non abbia alcun significato, ma solo che non ce l’ha du côté de la musique. Si concorda quindi, seppure secondariamente, con Nattiez.
Inquisizioni Musicali II - Boris Porena [1975] - Testi di inessenzialità
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