La musica di Haydn ha la lievità del gioco. Il gioco è un esercizio –una sperimentazione– sulle strutture discorsive della mente. I contenuti o non vi sono affatto (scacchi, dama ecc.) o sono fittizi e accettati come tali (giochi infantili, fantasie letterarie ecc.), non comunicano cioè altro che le ipotesi (arbitrarie) di gioco, alle quali non si chiedono prove di validità se non interne al gioco stesso. Il gioco è difficilmente monopolizzabile, in quanto il controllo delle strutture passa in genere per i contenuti. Il gioco oppone la sua lievità ai tentativi di imposizione ideologica. I suoi contenuti fittizi renderebbero incredibile qualunque ideologia che volesse utilizzarli come supporto. Ma il gioco non è evasione, messa tra parentesi del reale per abitare il fantastico. Nel gioco la mente studia se stessa, i propri meccanismi, prende coscienza delle proprie strutture e si rafforza contro gli equivoci contenutistici, contro il monopolio delle strutture discorsive esercitato stornando l’attenzione sui contenuti, sulle ideologie.
Tutto questo è in Haydn, nella sua musica. Che si rifiuta al riempimento ideologico, diversa in questo dalla musica di chi è venuto dopo di lui, Mozart compreso. Lo studio della musica di Haydn ci appare oggi tanto più attuale, necessario quasi, quanto più essa ci si rivela come un oggetto di totale pertinenza del discorso musicale. Il che non vuol dire che sia autonoma nei confronti delle strutture più generali del commercio umano, ma che ne dipende solo per quel tanto che tali strutture sono impresse nel discorso musicale della sua epoca. Meglio di chiunque altro Haydn ci può insegnare che cosa è e come funziona la musica in una data situazione storico-sociale, in un dato punto del mondo. Quel lavoro di sfrondamento dalle sovrimpressioni ideologiche –sovrimpressioni che non sono casuali, ma alle quali la musica, proprio per il suo labile rapporto con il significato, si dimostra generosamente predisposta– quel lavoro Haydn ce lo risparmia. Se mai il concetto di purezza ha avuto validita metodologica –ben di là dall’ambito morale o moralmente estetico– la musica di Haydn ha il privilegio di accostarvisi più di qualsiasi altra.
Inquisizioni Musicali II - Boris Porena [1975] - Testi di inessenzialità
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