Utilizzazione (significato) degli oggetti-segno, oggetti-simbolo, non in rapporto a strutture percettive e conoscitive di presunta validità generale (siano esse rappresentate da modelli psicofisiologici o cibernetici), ma in relazione alle ‘culture’ specifiche dei vari raggruppamenti umani ovvero degli strati sociali. Argomento poco indagato all’interno della nostra società. Vi si riconnettono problemi pratici di diffusione (divulgazione) del ‘patrimonio’ storico-musicale. L’inclusione di una sinfonia di Mahler o di Beethoven in un film di successo produce un momentaneo e circoscritto boom di vendite sia del disco tratto dal film, sia delle varie edizioni dell’originale. Si domanda: a) quali strati sociali danno il maggior numero di compratori (secondariamente verso quale tipo di disco si indirizzano, l’originale o la versione del film); b) a che tipo di utilizzazione (da aggettivarsi non più con ‘mentale’ ma con ‘sociale’, ‘di classe’) è da riferirsi il boom: richiamo del già noto e garantito dal consenso di massa (al film con più di due stellette), adeguamento allo standard di classe (conformismo), intenzionalità verso livelli sociali ‘più alti’, autostimolazione indotta dalla situazione filmica corrispondente alla musica in questione ecc.; c) come l’establishment valuta, controlla, promuove questo tipo di consumo; d) è possibile istituire un rapporto di adeguatezza-inadeguatezza tra questi modi di utilizzazione sociale e le caratteristiche del messaggio originale; di conseguenza e) è socialmente utile, ‘progressista’, diffondere un messaggio culturale senza preoccuparsi delle modalità di ricezione («tanto qualcosa arriva lo stesso»), o addirittura programmando dei canali disturbati?
(Da una conversazione con Ugo Sterpini, 25 dicembre ‘72).
Inquisizioni Musicali II - Boris Porena [1975] - Testi di inessenzialità
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