Inquisizioni Musicali II - Boris Porena [1975] - Testi di inessenzialità


giovedì 23 ottobre 2008

182. Oggettività incrinata

L’analisi del preludio del Pelléas in Ruwet (pp. 90-99) dimostra, cioè ripercorre verbalmente, la complessità delle duplicazioni di struttura in Debussy. Duplicazioni e complessità sono peraltro già esplicite nella pagina originale. Ruwet ci aiuta a una lettura corretta, adeguata, non distratta né preconcetta. Un passo avanti, nel senso dell’allargamento del discorso oltre i suoi termini descrittivi, lo si potrebbe fare adducendo un elemento di comparazione tolto se non altro dalla contemporaneità: una struttura duplicata in Mahler per esempio, cioè in ambiente ancora caratterizzato da quella funzionalità armonica che Debussy sospende o elude. Una domanda da porsi (non implicita nel testo debussiano) potrebbe essere: c’è un legame di necessità o almeno di ricorrenza statistica tra i modi di duplicazione di Debussy e la sua posizione nei confronti della tradizione armonico-tonale ancora viva al tempo suo? In altre parole: perché il testo debussiano, parallelamente all’abbandono della funzionalità armonica tradizionale, presenta tutta una serie di alterazioni del discorso tradizionale, a cominciare dalla contrazione degli sviluppi a tutti i livelli compositivi? E, più in generale, le modificazioni di regime concernenti un parametro compositivo inducono di necessità modificazioni anche negli altri? Vi sono delle leggi (generali, particolari, a quale livello?) che regolano i rapporti tra i parametri affinché questi siano utilizzabili ai fini della comunicazione musicale? Anche l’articolo di Ruwet, tuttavia, deduce (?) dal suo itinerario analitico una considerazione per nulla implicita nel testo debussiano. «Le temps des déclarations de principe, des manifestes inauguraux, est terminé». La consequenzialità non è troppo evidente, ma la frase, scritta nel 1962, ha una sua aggressiva giustezza. Fortunatamente l’oggettività, anche la più rigorosa, ha le sue incrinature.

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