Inquisizioni Musicali II - Boris Porena [1975] - Testi di inessenzialità


venerdì 3 ottobre 2008

51. Paralisi e sblocco


L'aspirazione della musica occidentale all'autonomia, a una propria area di comunicazione, ha potenziato a dismisura l'autocondizionamento imposto dai codici interni (notali, ritmici, retorici, formali ecc.), finendo per causare la paralisi dell'atto espressivo e della circolazione comunicativa. È chiaro a questo punto che lo sblocco non può piú avvenire ad opera di forze interne a quell'area: ogni riflessione della musica su se stessa, ogni considerazione semiologica sulla musica che non faccia riferimento ad altro che alla musica, ogni analisi che non fori il tessuto musicale per ritrovarvi dietro il mondo, è un laccio di piú che si aggiunge alla paralisi. Nella musica la situazione è apparentemente aggravata dall'indeterminatezza di quel formidabile aggancio con il mondo che è il significato. In particolare lo sviluppo della musica strumentale dal barocco a oggi sembra aver favorito, nel suo rifiuto del tramite verbale, l'equivoco dell'idea rispecchiata nell'immancnza dell'opera e non circoscritta e frantumata dalla parola. Tracce di questo presunto privilegio della musica si ritrovano ancora in Adorno, là dove la sua analisi penetra piú a fondo nell'interstizio tra struttura musicale e ideologia. Non c'è dubbio che questa tenace presunzione derivi alla musica dalla sua semantica 'aberrante'. Una volta, tuttavia, che questa semantica si sia sufficientemente chiarita e si sia accettata la sostituzione di alcune componentí del significato (per esempio la denotazione) con altre (per esempio l'utilizzabilità mentale del segno), anche la paralisi metafisica della musica potrà ridimensionarsi se non altro al quadro clinico comune a molti aspetti della nostra civiltà in fase di evoluzione enormemente accelerata. Rovelli endoanalitici, rifiuto ideologìco-esistenziale della musica, resa a discrezione alla demagogia del 'verso il popolo nel linguaggio del popolo' oppure dell''ascolta, lavoratore, l'inferno in cui vivi', sono tutti atteggiamenti che, nella loro diversità apparentemente irriducibile, pure si lasciano ridurre al comune fondamento di una inadeguata analisi semiologico-politica del fenomeno musicale. In tutti questi casi il problema della musica nel mondo tende a identificarsi con alcuni suoi aspetti particolari –il problema espressivo dell'individuo musicista, il problema del veicolo linguistico, il problema dei nuovi contenuti sociali, il problema degli indici di gradimento ecc.–, e le corrispondenti, spesso anche corrette, analisi parziali tendono a imporre su un piano di generalità la giustezza relativa dei propri risultati. Anziché, cioè, dichiarare la propria dipendenza dai presupposti dell'indagine, esse si danno a vedere come ľanalisi tout-court del fenomeno, distorcendo anche quella loro eventuale giustezza. D'altro canto è anche vero che gli aspetti parziali del problema 'musica nel mondo' vengono avvertiti dall'individuo come problemi effettivamente distinti, talora acutamente privati. Nessuna via d'uscita esiste tuttavia per chi estende la sua privatezza, la sua singolarità, ai problemi in cui si imbatte, da essi fatto miope di fronte al quadro analitico generale, che solo può rendere significanti, cioè socialmente utilizzabili le soluzioni particolari. Le quali sono in effetti le uniche possibili, oggi come sempre, ma valgono come soluzioni solo se sono capaci di non vedersi come la soluzione.



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