Inquisizioni Musicali II - Boris Porena [1975] - Testi di inessenzialità
venerdì 3 ottobre 2008
76. Estraneità
Il principio ordinatore in Strawinsky è l’estraneità. La estraneità non è condizione di un processo dialettico in quanto gli elementi estranei non determinano alcun rapporto oppositivo ma si stagliano gli uni sugli altri in reciproca indifferenza. L’estraneità non si afferma nella storia, ma fuori di essa. L’estraneità non conosce evoluzione, poiché quest’ultima è promossa e guidata da una rete di rapporti. In Strawinsky la pluralità degli elementi non si costituisce mai ad «ambiente» giacché l’ambiente si definisce proprio come l’integrale delle funzioni di relazione tra i suoi elementi. Questo si vuol significare con le metafore geologiche, spesso ricorrenti nella critica strawinskiana. Ciò non vuol dire che la coesistenza, entro segmenti di tempo in genere piuttosto brevi, di elementi tra loro estranei e indifferenti non li modelli l’uno sull’altro, cosí come un conglomerato geologico costringe e modella dentro di sé gli elementi, estranei, di cui si compone. L’azione modellatrice è tuttavia di natura puramente meccanica: pressione, attrito, fratture, scorrimenti ecc. Gli oggetti interagiscono solo in quanto si toccano e si contendono un medesimo spazio. Il principio di estraneità governa tutti i livelli costitutivi del discorso, dalla distribuzione dei valori parametrici alla composizione verticale del suono, alla commistione degli ingredienti linguistici (stilistici). Raggruppamenti con tracce deformate di organicità sono relitti di passate strutture organiche o, forse meglio, sono assimilabili a ciò che gli antichi vedevano come scherzi di natura (i fossili), mimesi senza causa e senza scopo. Può sembrare un controsenso che si sia parlato dell’estraneità come di un principio ordinatore. Il controsenso tuttavia si attenua se si considera che ordine non è necessariamente sinonimo di organizzazione.
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