Inquisizioni Musicali II - Boris Porena [1975] - Testi di inessenzialità
domenica 7 dicembre 2008
Postilla
[A1113] Il problema della composizione è storicamente e localmente determinato dall’insieme dei rapporti che legano la società a un dato insieme di rapporti interni tra suoni. Lo studio tecnico di un qualsiasi ‘sistema’ (tonale, seriale, classico indiano ecc.) non è ancora studio della composizione, finché l’attenzione non venga orientata verso le funzioni esercitate da quel sistema nella società che ne ha favorito l’evoluzione, ovvero in una società che a qualsiasi titolo lo riesuma. Ciò sembrerebbe contraddire lo studio tradizionale, soprattutto ottocentesco, della composizione, quando l’apprendimento dell’armonia, del contrappunto, delle forme ecc. costituiva l’unico fine legittimo di quello studio, la cui specificità era giustificata dal luogo in un certo senso extra- (super-) sociale occupato dall’Arte (diversa la giustificazione sei-settecentesca, discendente da un concetto di specificità artigiana). In verità, a parte le fossilizzazioni conservatoriali, anche in passato i rapporti tra sistema e sua utilizzazione sociale erano al centro della problematica compositiva, come dimostrano la totale fruibilità e del sistema e delle opere che lo statuiscono, solo che l’aspetto tecnico del problema coincideva pressoché interamente con la tecnica intrinseca al sistema (per l’ottimale sua integrazione nel quadro delle funzioni socioculturali), quindi studiare e sviluppare l’una significava automaticamente agire sull’altro. Non cosí oggi, dove, essendo arbitraria, cioè non socialmente vincolata e vincolante, la scelta del sistema, la tecnica ad esso intrinseca resta una conseguenza privata di questa scelta, mentre il problema compositivo, cioè di comunicazione musicale all’interno della società, resta aperto in tutti i suoi aspetti, compreso quello tecnico
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