Inquisizioni Musicali II - Boris Porena [1975] - Testi di inessenzialità


giovedì 16 ottobre 2008

120. La soddisfazione di poter parlare...

La soddisfazione di poter parlare... (Usa).

Parola come sostitutivo dell’azione. La parola sostituisce l’azione in quanto la assume a contenuto (argomento), significa l’azione. Il significato sostituisce le cose. È omologo al denaro. Quindi sta bene per l’establishment. Ma la parola è azione in quanto produttrice di senso, in quanto manifestazione del pensiero modificante – quindi è temibile per l’establishment. Solo la neutralizzazione per mezzo di uno statuito valore di scambio, il significato, solo il costante ricorso ai contenuti (vedi la politica interna dei governi, soprattutto di quelli solerti a concedere, restii a trasformare), il cosiddetto richiamo alla concretezza, può salvare l’establishment. Ma la neutralizzazione tramite il significato, il richiamo alla solidità dell’oggetto, il ‘siate realisti’ funziona molto meno bene con la musica, che ha per argomento (contenuto) proprio quegli itinerari mentali, quei meccanismi primari produttori di senso che nelle lingue naturali sono largamente obliterati dal senso stesso. Quindi la musica è il discorso politico per eccellenza, non un discorso di politica, accettabile e di fatto accettato da pressoché tutte le democrazie, ma politica come discorso, cioè come produzione di senso.

La musica è politica, è rivoluzione.

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