137. Eccellenza nelle funzioni discorsive

La metafora ‘cuore’, usata per la musica forse più che per qualsiasi altro tipo di comunicazione tra uomini. «Von Herzen - Möge es zu Herzen gehen», passando, s’intende, per il cervello (cui l’autore teneva moltissimo). Nella rappresentazione del discorso verbale –nell’analisi che di esso si fa– si trascura del tutto la registrazione dell’alone comportamentale che l’accompagna o che esso suggerisce. Il discorso sul discorso si limita tuttora a quella parte direttamente traducibile in segni grafici, quasi che la parola detta si identifichi in tutto con quella scritta. La lingua è studiata previa decontestualizzazione dagli altri elementi di comunicazione, dal più ampio e articolato discorso in cui si iscrive. Le partiture verbali per teatro (copioni) debbono aiutarsi con povere annotazioni in margine che suggeriscano a chi intende, in quale contesto comportamentale (più largamente comunicazionale) va inserita la sequenza verbale graficamente rappresentata. Il discorso musicale, per contro, investe, con la sua pluri-dimensionalità, un settore assai più grande dei nostri rapporti intraspecifici. Meno specializzato nelle funzioni significanti –soprattutto denotativa– assolve però eccellentemente ad altre funzioni discorsive, quella per esempio di delimitare uno spazio comunicazionale abitabile dalla comunità umana – funzione cioè socialmente agglutinante. La fonologia, la grammatica, la sintassi, la retorica della musica ordinano e codificano non solo lo svolgimento lineare dei parametri maggiormente razionalizzati –altezza, durata– ma anche, e non subordinatamente, l’azione concomitante di parametri –agogica, dinamica, caratterizzazione ‘espressiva’– che più direttamente riguardano il cosiddetto ‘alone comportamentale’; che in musica non tanto è alone, quanto piuttosto il nucleo comunicazionale su cui i parametri razionalizzati esercitano una funzione di controllo e ‘addomesticamento’.