La musica occidentale si è evoluta come un sistema volto essenzialmente alla funzione estetica, cioè all'emergenza della singolarità estetica, dell'opera da conservare, del capolavoro. Di qui il carattere blando, scarsamente costrittivo delle sue regole a tutti i livelli, da quello fonologico a quello morfologico, a quello della grande forma. Di qui anche i tempi cortissimi della sua evoluzione (incomparabilmente più corti di quelli delle lingue parlate), giacché l'individualità, l'irripetibilità di ogni opera non poteva che avere la sua sede ai margini del sistema e oltre: il modo inedito di applicare una regola, la più o meno dichiarata aberrazione dal sistema non avevano carattere facoltativo, non erano incidenti casuali, extravaganze di una pratica improvvisativa, ma si ripercuotevano ogni volta sul sistema stesso, alterandone i confini. Ogni parole modifica la langue, il cui statuto è a tal punto labile che, si può dire, non v'è parole che lo rispetti. Cade cosí per la musica uno dei principali argomenti di assimilazione alle lingue naturali. Supponendo una genealogia dei sistemi comunicazionali in uso presso la specie umana, si può avanzare l'ipotesi che la comunicazione per articolazione e quella per suoni differenziati da valori parametrici si siano separate assai prima del formarsi di un sistema propriamente linguistico.
Inquisizioni Musicali II - Boris Porena [1975] - Testi di inessenzialità
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