Inquisizioni Musicali II - Boris Porena [1975] - Testi di inessenzialità


venerdì 3 ottobre 2008

55. Gebrauchsmusik

Allora Gebrauchsmusik, musica d'uso. Tutta la musica comincia a esistere in quanto musica solo dal momento in cui entra in un circuito d'uso, nella rete comunicazionale della società (cosí la parola esiste per noi solo in quanto parlata; parole che non sappiamo parlare sono nulla piú che oggetti di classificazione fonetica). Ma i circuiti d'uso di una società sono molteplici e variamente componibili. In ogni momento della storia alcuni e non altri appaiono privilegiati, cioè di più probabile percorrenza. È tuttavia la concretezza dei prodotti umani che li scava e consolida, poi anche li logora fino a renderli circuiti morti, buoni per i libri di storia. Uno di questi circuiti morti è appunto la Gebrauchsmusik (non ovviamente le opere che nacquero per esso e che oggi si inseriscono ottimamente in altri circuiti). L'idea di una neue Sachlichkeit musicale, di una musica da cui fosse espunto il soggetto esprimente (un falso Settecento in opposizione a un male interpretato Ottocento) favorí per alcuni anni l'illusione di una possibile restaurazione linguistica ignara della crisi della musica come linguaggio, quasi che tale crisi fosse imputabile al soggetto esprimente e quindi eliminabile con lui. Nulla di simile alla Gebrauchsmusik si propone quindi quando si dice che anche oggi la musica deve prodursi in relazione alla sua utilizzabilità sociale e richiede quindi come premessa una certa conoscenza dei circuiti preferenziali quali si dànno nella nostra società. Il pensiero va ovviamente subito ai circuiti del consumo, cui sembrano spettare tutti i privilegi. E in effetti quasi tutta la musica che oggi si produce (cioè si compone o anche si esegue) viene convogliata in quei circuiti, le cui caratteristiche andrebbero quindi attentamente analizzate (ecco per esempio una cosa che nei conservatori non si fa), Ma proprio un'analisi attenta di essi ne svelerebbe il carattere inequivocabilmente periferico: nessuno dei circuiti riferibili al consumo tocca le zone problematiche della nostra civiltà (anche se il consumo e i suoi circuiti complessivamente vi appartengono), anzi neppure vi si accostano, tanto poco il loro presunto privilegio resiste alla scottante prossimità di ciò che conta, E cosí su quasi tutta la musica di oggi grava la svalutazione indotta dai circuiti comunicazionali asserviti al consumo. Dopo Adorno è inutile insistere su questo punto. Resta da considerare quella (esigua) parte della produzione musicale che utilizza i circuiti effettivamente privilegiati del nostro tempo – quelli rispondenti a una condizione umana che sta imparando a sopravvivere alla morte dell'uomo-dio.



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