Inquisizioni Musicali II - Boris Porena [1975] - Testi di inessenzialità


venerdì 3 ottobre 2008

56. L’esperienza musicale di base deve avere carattere organizzativo, non riproduttivo

L’esperienza musicale di base deve avere carattere organizzativo, non riproduttivo. Il puro e semplice riconoscimento di segni grafici a scopo di lettura (cioè di traduzione in segni acustici) magari anche integrato dall’analisi di alcune elementari funzioni discorsive, non può costituìrsi a suo fondamento, cosí come l’esperienza della lingua parlata è ben altra (e anche lontana nel tempo) da quella che si attua nella scuola attraverso la lettura. Il momento organizzativo (si evita di proposito ogni riferimento al concetto di creatività, tuttora impreciso ed equivoco) tende naturalmente a disporsi sulle due superfici complementari della produzione e della ricezione, quasi due facce di uno stesso fenomeno. Organizzazione, quindi, dei suoni prodotti per comunicare (magari solo la propria esistenza) e organizzazione (riorganizzazione) dei dati raccolti attraverso l’ascolto, per la migliore utilizzazione dell’energia comunicazionale in essi contenuta. Da un lato quindi uno studio teorico-pratico della composizione, dall’altro educazione all’ascolto differenziato e critico. Il momento piú propriamente esecutivo deve innestarsi su questa esperienza basilare della musica, sia come autoverifica mediante la ripercorrenza dell’itinerario compositivo documentato dalla pagina scritta (quindi coscienza il piú possibile esatta di ciò che si esegue), sia come sperimentazione diretta delle articolazioni intersoggettive (autore – esecutore – compagni di esecuzione – pubblico) caratteristiche del fenomeno musicale, sia infine come costatazione in proprio del radicamento antropologico del suono culturalmente organizzato. Non si rifiuta quindi l’edonismo vocale o digitale dell’esecuzione solista né il raptus comunitario dell’esecuzione d’assieme, non si dubita dei vantaggi formativi e informativi offerti dal contatto con le opere da eseguire e neppure si disconosce l’impegno conoscitivo-critico indispensabile a quel contatto: anzi, si vuole esaltare tutto questo proprio nel momento in cui si definisce il fenomeno musicale come plesso di tutte le sue funzioni, la cui conoscenza peraltro, sia partita che globale, non può essere basata esclusivamente (o prevalentemente) sul momento esecutivo, manifestamente intermedio –canalizzante– nel processo di utilizzazione sociale del messaggio musicale. E lo stesso momento esecutivo, si ritiene, non può essere realizzato con un rendimento accettabile, se non si staglia dal fondo di un’esperienza critico-organizzativa della musica.

Nessun commento:

Movimenti