L’informale di Aldo Clementi: il rendimento informativo (rapporto tra l’informazione e l’energia compositiva spesa) è (intenzionalmente) bassissimo. Ciò vuol dire che l’informale di Clementi significa in ragione del suo basso rendimento informativo, significa in quanto si oppone al discorso, all’utilizzazione mentale fondata sull’‘associo’ e ‘distinguo’. La somma cura che Clementi mette (l’energia compositiva che spende) nel garantirsi da ogni, anche fortuita, emergenza discorsiva si identifica col senso stesso dell’operazione. E questo senso esiste solo se riferito, in absentia, a un discorso, a un passato della musica come linguaggio. Tolto questo riferimento (ipotesi metastorica) l’informale di Clementi sarebbe nulla piú che un curioso esempio di sovradeterminazione segnica rispetto alla utilizzabilità dei segni da parte del cervello (a fortiori, della società). Una sorta di inutile onniscienza come di chi conoscesse la posizione e il movimento di tutte le molecole d’aria in una stanza – il moto browniano inteso come somma di ‘destini’ individuali.
Il rapido esaurirsi dei movimenti di avanguardia, contestatori, in fondo, non del ‘sistema’ ma dei presupposti antropologici di ogni sistema, starebbe a dimostrare che non v’è comunicazione possibile, non utilizzazione possibile delle cose da parte del vivente se non attraverso la griglia di un’organizzazione semiologica (il vivente stesso, del resto, lo è, cfr. il DNA) ... (?)
È un’affermazione o una domanda?
Inquisizioni Musicali II - Boris Porena [1975] - Testi di inessenzialità
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