Inquisizioni Musicali II - Boris Porena [1975] - Testi di inessenzialità


sabato 8 novembre 2008

255. Riconsiderare la fase didattica

Il discorso propriamente didattico −cioè a senso unico da chi sa a chi non sa− non viene affatto escluso da una metodologia informata al concetto di: educazione − momento permanente di autostrutturazione della società. Esso non solo resta in molti casi fondamentale −nel senso proprio di fondamento a ogni altro discorso− ma rispecchia un modo comportamentale −quello che tramite l’immagazzinamento dell’informazione ne permette la trasmissione differita nel tempo (tradizione)− profondamente radicato nella biologia animale e specificamente evoluto dall’uomo al punto da divenire la sua punta di diamante nella penetrazione ecologica del mondo. Difficile, cioè, allo stato attuale, immaginare una civiltà (anche se in nuovissima prospettiva, ‘planetaria’) altrimenti fondata che sullo schema (tradizionale nell’accezione soggettiva e oggettiva): informazione immagazzinata, trasmissione differita, interazione con il nuovo e diverso ambiente. (Tentare una formulazione matematica del concetto di tradizione, nei suoi elementi quantificabili). Difficile quindi anche emarginare dal momento educazionale la fase strettamente didattica. Essa va piuttosto riconsiderata nel quadro d’insieme di tale momento: va chiesta la sua collocazione metodologica −di discorso-limite, ma con sue proprie, insostituibili funzioni−; soprattutto va attuata nella piena consapevolezza della sua appartenenza a un insieme discorsivo policentrico e onnidirezionale (esteso a tutta la società, oggi appunto planetaria), di cui costituisce una fase in nessun modo privilegiata, ma non per questo meno essenziale.

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