Perché la fase didattica sia correttamente rappresentata nel processo autogenerativo della società occorre che essa sia chiaramente riconosciuta e distinta. Esempi di insufficiente chiarezza e improduttiva ibridazione con altri modi discorsivi: la critica musicale sui quotidiani, l’insegnamento confessionale o comunque indottrinante, l’ammonimento morale, la ‘volgarizzazione’ scientifica (salvo rare eccezioni), la letteratura educativa, i discorsi sulla funzione catartica della musica, i giochi (libri) istruttivi, le edizioni facilitate, le trascrizioni musicali a fine divulgativo, le vite romanzate, le trasmissioni radiotelevisive a quiz, le trasmissioni radiotelevisive non a quiz (la maggior parte), la didattica genitoriale (gravata da rapporti edipici), la didattica dei registri di cattedra, la didattica della cattedra universitaria, le dispense universitarie, la didattica musicale nei conservatori ecc.
Non si dice che essa, la fase didattica, debba presentarsi necessariamente allo stato puro, non possa cioè mescolarsi in varia misura ad altre fasi. È piuttosto la sua funzione −quella di mettere a disposizione ipotesi di discorso, non di statuire verità− che deve conservarsi intatta pur nelle eventuali associazioni con altre forme di discorso. Anche in questo caso tutto il complesso −fase didattica in relazione al discorso globale della società− è oggi indagabile quasi esclusivamente nei suoi esempi in larga parte negativi (alcuni dei quali più sopra citati): questo perché il potere è assai meglio informato di quanto effettivamente non ci insegni, sui meccanismi di strutturazione comunicazionale della società (altro caso di insufficienza didattica per indebita commistione con la politica o meglio con una precisa ideologia politica).
Inquisizioni Musicali II - Boris Porena [1975] - Testi di inessenzialità
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